Lo svizzero Carl Ulisses von Salis-Marschlins, conte del Sacro
e Romano Impero, fece il suo grand tour italiano nel 1789, anno fatale per
tanti altri nobili par suoi. Contrariamente ad altri giovani, ricchi
aristocratici, Carl non si limitò – come tanti giapponesi – al tragitto
Venezia-Firenze-Roma, ma decise di spingersi tra i leones delle Province Napoletane, viaggiando – esoticamente – tra Puglie, Lucania, Abruzzi, spesso
mettendo albergo nei luoghi più isolati e derelitti.
Non poteva mancare un soggiorno a Isernia, tappa affrontata nel suo
viaggio da Sulmona a Napoli, di cui l’ospite – autore di un diario intitolato,
appunto, Reisen in verscheidene Provinzen
des Königreichs Neapel (Zurigo e Lipsia, 1793) e tradotto per la prima
volta in italiano nel 1906 (Nel Regno di
Napoli - Viaggi attraverso varie provincie nel 1789, Trani, 1906) – traccia questa
sconfortante descrizione (pp. 265 e ss.):
«I dintorni di Castel
di Sangro hanno misera apparenza: pochi campi, per lo più coltivati a gran
turco, variano la eterna monotonia dei pascoli; e i pochi villaggi seminati
sulle montagne aride e rocciose, raramente vestite da boscaglie non riescono a
spezzare la monotonia che prosegue per 19 miglia, vale a dire la distanza che
separa Castel di Sangro da Isernia. […] Trovai numerosissimi armenti di pecore, che viaggiavano verso il Tavoliere di Puglia, e seppi che in questa parte dell’ Abruzzo la popolazione non vive che dall’allevamento
e dall’ingrassamento degli ovini. […] Gli abitanti di questi borghi vivono in
uno stato direi quasi selvaggio, non avendo nessuna comunicazione con i vicini
ed avendo ciascuno un modo di vestire speciale, da parecchi secoli, ed
assolutamente differente l’un villaggio dall’altro. […] Isernia, paese brutto e
sporco di 7000 abitanti, non possiede nulla di importante, se non il tempio dei
SS. Cosmo e Damiano, il quale invero, merita attenzione, non tanto per i suoi
pregi esterni e interni, quanto pel voto singolare che vi fanno le ragazze che
cercano marito […] Resta Isernia nel centro di un terreno ricco di vigneti, di
grano e di alberi da frutta, fra i quali fa capolino, ogni tanto l’ulivo.»
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