Riguarda Isernia, riguarda Santa Maria delle Monache, lo stesso
ex convento che ospita la biblioteca e che – come più volte detto – nella sua
storia recente è stato carcere e caserma, centro di internamento per allogeni e
antifascisti e, per un breve periodo tra il novembre 1918 e il successivo
inverno del 1919, anche luogo di incomprensibile prigionia per i reduci delle
valli trentine che, dopo aver combattuto nell’Armata Austro-Ungarica, a seguito dell’armistizio
di Villa Giusti, vennero tratti via a forza dalle loro case e avviati in vagone piombato lungo
lo Stivale, fino a Isernia. L’Italia si presentava a questi nuovi italiani nel
modo peggiore, e Isernia fu – senza consapevolezza né responsabilità – il luogo
in cui tutto ciò accadde.
È cosa che ci riguarda per più motivi e, quindi, ne parliamo qui.
Il “Fatto di Isernia” del 1918/19, come ancora oggi viene
chiamato in Trentino tra i nipoti e bisnipoti degli allora internati, è stato
di recente riportato alla nostra memoria dal libro di Luciana Palla Reduci trentini prigionieri ad Isernia(1918-1920) edito nel 2015 e frutto
di ricerche condotte – appare ovvio – anche qui da noi (ne parleremo più
diffusamente in un altro post, tentandone un’epitome). Anticipiamo qui che
almeno un migliaio di ex sudditi del Kaiser furono forzosamente ospitati nelle
tre chiese di Santa Chiara, San Francesco e Santa Maria delle Monache (fu
impegnato anche l’ex convento, allora caserma Griffini) e dimenticati per
mesi in un tanto italiano limbo istituzionale in cui nessuno, tra Ministero
della Guerra e Presidenza del Consiglio, riteneva di dover adottare atti a
risolvere la situazione. «Unica
consolazione a tanto dolore l’umana solidarietà del popolo di Isernia»,
come recita la lapide in memoriam ora
apposta alla parete di Santa Maria delle Monache.
Già, perché a rievocare quel “Fatto di Isernia” sono giunti
in città sabato e domenica 6 e 7 aprile (ieri e ieri l’altro) una nutrita delegazione
trentina organizzata dalla Federazione degli Schützen del Welschtirol. Il
nostro centro storico è stato svegliato dal torpore domenicale dalle salve
degli Schützen, che hanno accompagnato la deposizione di corone al monumento di
Piazza X Settembre (in omaggio ai nostri caduti del bombardamento) e nelle tre
chiese che furono luogo di detenzione dei reduci trentini.
Ne diamo di seguito breve reportage fotografico, convinti dell'eccezionalità dell'evento, per lasciarne traccia a futura memoria (pur nella consapevolezza di quanto effimera possa essere una traccia lasciata sulla pagina web del blog della Biblioteca).