C'era un tempo in cui le lapidi cimiteriali, tra l'alfa e l'omega, registravano e restuituivano in epitome informazioni su vita, morte & miracoli del trapassato. Nel caso di Babini, l'epitaffio marmato che si conserva all'interno della Biblioteca Romano, sotto la teca che ospita la camicia rossa di Tagliaferri, contiene pressocché tutte le notizie che si conoscono del tenente garibaldino, faentino di nascita e isernino di morte. Internet è del tutto muta: dà solo omonimi (un Babini Giuseppe monsignore, pure faentino, intestatario di una piazza a Solarolo; un altro Babini, classe 1898, contadino, nato a Ravenna, e noto alla rete solo perché, dopo il 25 luglio, era stato picchiato da cinque persone per i suoi trascorsi fascisti). Del nostro Babini Giuseppe, nulla. Pur se «fece tutte le campagne», non è nell'elenco ufficiale dei Mille partiti da Quarto, per come riportato - causa pensione - sulla Gazzetta Ufficiale del 12 novembre 1878.
Lancio qui un messaggio in bottiglia. Chi avesse notizie utili su Babini Giuseppe, classe 1831, garibaldino, ce le comunichi. Nessuna lauta ricompensa, pure perditempo.