giovedì 3 agosto 2017

Isernia e Celestino, una parziale bibliografia di parte

Pronunciarsi sulla patria di Celestino è schierarsi per un partito o per l’altro; ricevere patente da cialtrone o diploma da storico. Il big match è tra Isernia vs. Sant’Angelo Limosano, ma si affacciano nuovi antagonisti: Sant’Angelo d’Alife, Sant’Angelo in Grotte, Raviscanina, Molise (nel senso del paese Molise, non del Comitatus Molisii).


«Celestino V, di Isernia, heremita». Girolamo Francini, Le cose meravigliose dell'alma città di Roma, 1595

Non intendo prendere posizione. 
Mi limito – pro domo mea – a indicare quali e diverse, in letteratura, siano le fonti che dànno Isernia come città di origine di San Pietro Celestino, o se si preferisce, papa Celestino V, Pietro da Morrone o da Majella, come variamente viene indicato l’uomo Pietro Angelerio, che fu eremita e papa nell'Italia difficile del XIII secolo. 

Guillaume de Nangis, monaco francese autore del Chronicon, compendio della storia universale dalla Creazione sino al 1300, quanto all’origine di Celestino dice «Yserniensis diocesis», che dal suo cenobio è lontana quanto la luna. 
Bartolomeo Sacchi, detto il Platina (1421-1481), più celebre come gourmet che come cronista indica nel suo «Delle vite dei Sommi Pontefici» (Roma 1474 e Venezia 1650) Isernia quale certo luogo di nascita («...fu da Isernia»). 

«S. Celestino V da Isernia». Medaglione da un'edizione tarda delle Vite di Bartolomeo Platina

Nella Vita del beatissimo padre Pietro Celestino Quinto scritta da Pietro da Aliaco (e ripresa poi da Dionigi Fabro), pubblicata a stampa in Parigi nel 1539, quanto al luogo di nascita si legge «ex Esernia (…) originem duxit». 
Nel Compendio Historico Universale, compilato da Giovanni Nicolò Doglioni (Venezia, 1622), nel dare cronotassi dei pontefici romani Celestino viene «de Isernia». 
Altro Celestino (in ambo i sensi),l’abate dei Celestini Celestino Telera (1605-1670), nelle sue Historie degli uomini illustri della congregazione dei Celestini (1649), è netto: «Nacque Pietro (…) in Isernia, città de Sanniti,benché altri quanto alla Patria, diversamente, ma senz’appoggio di vere ragioni stimassero».  


Antonio Ciccarelli, Le Vite dei Pontefici, 1587 «...elessero pontefice Pietro da Murrone de Isernia» 
Nel catalogo episcopale del  vescovo Michele Bologna (aggiunto alle sue Constitutiones sinodales, opera del 1693) si legge che sotto il vescovato di Dario, nel 1215, nacque «(…) nella città di Isernia il glorioso pontefice S. Pietro Celestino V, undecimo figlio di Angelerio d’Angelerio, cittadino d’Isernia». 
Più diplomatico Lelio Marini (Vita et Miracoli, 1630) che - colpo al cerchio, colpo alla botte - dà Esernia antica e illustre città dei sanniti patria del santo «secondo l'opinione volgare», dando alternativa per Sant'Angelo Limosano traendo «da alcuni manuscritti antichissimi».
Da ultimo, per Isernia si è pronunciato anche Ignazio Silone nel suo romanzo L'avventura d'un povero cristiano (1968).



Giacinto Gimma, Idea della Storia dell'Italia Letterata, Napoli 1723

Con Silone ci fermiamo, perché le dimensioni del blog impediscono un più lungo catalogo. 
Diamo però un'altra fonte di prova. In una pergamena che si conserva nell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Isernia – antigrafo del XVI sec. che riproduce (e non si comprende perché se ne debba discostare) un originale del 1289, ancora esistente nel 1728 – Roberto, vescovo di Isernia, approva il 1° ottobre 1289 gli Statuti della Fraterna, corporazione di beneficenza sorta in città col vincolo per iniziativa di Pietro da Morrone, questi viene definito esplicitamente «cittadino di questa città di Isernia» (per questa, vd. Angerlo Viti, Note di diplomatica ecclesiastica).



Vincenzo D'Avino, Cenni Storici sulle Chiese arcivescovili ecc., Napoli 1848.

Inoltre, se fosse necessario introdurre prove indiziarie, andrebbe riportato che nei ricostruiti Registri angioini per l’anno 1298, può leggersi del vitalizio di 10 once d’oro annue riconosciuto da Carlo II, re di Napoli, a Nicola Angeleri, fratello di Pietro, e di quello per 5 once d’oro ciscuno riconosciuto ai nipoti  Guglielmo e Pietro, figli di un’altro fratello defunto di Pietro da Morrone, Roberto. Nel documento, Nicola, Gugliemo e Pietro Angeleri sono tutti indicati come cittadini di Isernia, città in cui la famiglia Angeleri (o Angelerio) è attestata fino al grande terremoto del 1456, che distrugge la città e ne decima la popolazione.

Illustrazione di Celestino V contenuta in Pasquale Albino, 

Biografie e ritratti degli uomini illustri della provincia di Molise, 1864 


La casa natale di S. Pietro Celestino, tradizionalmente, viene collocata presso la cd. Porta da Capo, a nord della città e a ridosso delle mura urbiche. La casa è andata distrutta con i bombardamenti alleati del 1943 e al suo posto è ora collocato il monumento a Celestino V, calco della statua del santo posta sul Colonnato di S. Pietro, in Vaticano; di contro, parrebbe che il busto di Celestino V che viene portato in processione a Isernia nella ricorrenza del 19 maggio raffiguri, per ironia della sorte, il suo più fortunato antagonista  Bonifacio VIII (questo secondo una tesi che risale ad Angelo Viti, di recente confutata da Mauro Gioielli).