martedì 11 settembre 2012

Il bombardamento di Isernia in «Incontro nella nebbia» di Giorgio Origo

Giorgio Origo, genovese, classe 1925, nel settembre del '43 è un ragazzo non ancora diciottenne. Affronta, da solo, un viaggio che assume presto connotati di Odissea, dovendo raggiungere Isernia - dove ha, a pensione, madre e sorella - partendo da Foggia, dove la famiglia vive e dove è rimasto il padre. Il racconto di quel viaggio, e di quello che successe alla famiglia una volta ricongiunta (e sfollata a Castelpizzuto), è contenuto nel suo libro di memorie «Incontro nella nebbia», pubblicato nel 2009 (e presentato anche a Isernia, per interessamento di questa biblioteca "Michele Romano" in un incontro con l'autore tenutosi al Liceo Majorana).


«Alle prime luci del giorno il convoglio era gremito all'inverosimile; nei carri non entrava più nemmeno uno spillo. C'era gente perfino sui respingenti. Finalmente fu attaccata una locomotiva e il treno, sferragliante e sbuffante fumo e vapore, partì. Tra fermate, soste e ripartenze, dopo un paio d'ore aveva percorso una cinquantina di chilometri e imboccò l'ultima galleria, quella che immetteva nell'altopiano di Isernia. All'uscita del tunnel, quando ormai ne era fuori, la vaporiera bloccò improvvisamente i freni facendo stridere le ruote sui binari e, con veloci colpi di biella, invertì la marcia ricacciando il treno in galleria dove si fermò ansimando.
- Ci sono gli aerei... stanno bombardando Isernia! - Gridò qualcuno.
Tutti saltarono giù dai vagoni e corsero all'imboccatura, per guardare verso la città, qualche chilometro più avanti.
Isernia, infatti, era avvolta da un nuvolone di polvere e dense colonne di fumo si alzavano da vari incendi verso il cielo. Si udivano i sordi boati delle ultime esplosioni e l'aria vibrava del cupo rombo di molti aerei in formazione.
(...)
Un buon gruppo, certamente tutta gente di Isernia, impaziente si incamminò di buon passo lungo la linea ferroviaria verso la città fumante. Giorgio, davanti a tutti, correva saltando speditamente da un traversino all'altro e giunse per primo alla stazione di Isernia, notando che il famoso viadotto era ancora tutto intero.
Fu subito aggredito da quel sinistro, aspro odore, che ormai ben conosceva, prodotto dagli incendi e dall'esplosione delle bombe, accompagnato da zaffate di lezzo proveniente da roba organica in decomposizione, ricordo di precedenti incursioni.
Attraversò di corsa la parte alta della città, quella più pianeggiante: era irriconoscibile! Ricordava quei quei vasti spiazzi erbosi dove le donne distendevano sull'erba le lenzuola del bucato spruzzandovi acqua, di quando in quando, per farle bene imbiancare al sole... Ora su quei prati c'erano solo enormi crateri prodotti dalle esplosioni, alberi recisi i cui tronchi sembravano infernali pennelli da barba, fili della luce che penzolavano dai pali, detriti di ogni sorta e polvere, polvere che aleggiava ancora nell'aria.
Passò accanto al corpo di una vecchia contadina vestita di nero. Una delle sue gambe rinsecchite puntava grottescamente verso il cielo; sembrava indicare i brandelli di lenzuola che sventolavano impigliati nei rami di un albero: forse il suo ultimo bucato.»

(1 - continua. Incontro nella nebbia / Giorgio Origo, Foggia, Edizioni del Rosone, 2009, pp. 61 e ss. Foto: Imperial War Museum/London)