martedì 21 settembre 2010

Lo Spedale temporaneo di Isernia «pella cura e trattamento dei militari malati e feriti delle Regie Truppe e dell'armata nemica»

Il giorno stesso della battaglia al Macerone, entrati i Piemontesi a Isernia, con efficienza tutta sabauda si prende contatto colla municipalità per l'erezione di un Ospedale temporaneo necessario alla cura dei feriti di guerra (se ne deduce che quella al Macerone non fu propriamente una scaramuccia). La scelta ricade sul convento di Santa Maria delle Grazie, alla "Fiera" (il convento dei Minori osservanti, distrutto coi bombardamenti alleati del '43 occupava pressappoco l'area in cui attualmente ha sede il Tribunale).

«Convenzione stipulata colla Commissione Municipale di Isernia pella cura e trattamento dei militari malati e feriti delle Regie Truppe e dell’armata nemica.

L’anno mille ottocento sessanta, addì ventuno del mese di ottobre in Isernia.
Sia noto che, essendo stati ricoverati nel convento dei Minori osservanti in questa città molti ammalati e feriti dei quali una parte appartenenti alle Regie Truppe ed una parte all’armata nemica (questa ultima composta di feriti raccolti sul campo ove ebbe luogo il fatto d’arme del Macerone), si rende necessario di provvedere alla loro cura ed al loro trattamento (…) il s. Commissario di Guerra sottoscritto addì venne , previ verbali concerti, alla seguente convenzione colla Commissione municipale di questa città, mediante la quale la medesima si obbliga:
1) di provvedere alla cura e trattamento dei militari ammalati e feriti delle Regie Truppe e di quelli della armata nemica attulamente ricoverati nell’ospedale temporaneoallestito nel convento dei Minori osservanti e che in esso verranno inviati e ricoverati in seguito;
2) a questo uopo la Commissione Municipale, siccome più rimanere non potranno i medici e infermieri Militari per dovere essi seguire l’Armata, dovrà provvedere anche che il servizio sanitario venga prestato dai signori Medici e Chirurghi borghesi, e tutti gli altri servizi di assistenza, polizia e cucina da infermieri pure borghesi (…)
3) i medicinali ed il vitto ai militari verranno provveduti da questo Municipio e somministrati agli ammalati a seconda delle prescrizioni dei medici e chirurghi curanti (…)
4) (…)
5) Il rimborso delle spese che il Municipio sarà per incontrare pella cura e trattamento di cui sopra, verrà fatto dall’Amministrazione M.re sulla presentazione di un conto da cui risulti: a) il nome e cognome dei militari ricoverati ed il corpo cui appartengono; b) la data dell’entrata nell’Ospedale e quella della uscita e perciò il numero delle giornate di presenza per cadaun soldato ricoverato e curato.
(…)

Fatta, letta e chiusa e sottoscritta il mese giorno ed anno sopra indicato.
Per la Commissione Municipale
Il Sindaco
Michelangelo Fiorda
Il S. Commissario di Guerra
L. Luccini (o Lunini)»
(Archivio Comunale di Isernia, busta 120, fascicolo 1957)

Il personale civile è tutto locale (medici Pietrantonio, Santoro, Formichelli e quel Domenicantonio Milano che sarà Sindaco della città e autore di una monografia inedita tra le più interessanti riguardanti Isernia). Il trattamento è, va da sé, spartano: pagliericcio, mica piumino:

«Isernia, addì 21 8bre 1860
Intendenza del 4° Gran Comando Militare
Al Signor Sindaco del Comune di Isernia

Nel mentre mi lusinga che la S.V. avrà già date le opportune disposizioni per assicurare il servizio sanitario nello Spedale temporaneo (...) debbo intanto pregarla a disporre perché domattina di buonissima ora la S.V. faccia trasportare 1000 rotoli circa di paglia nuova necessaria per aggiungere a quella già esistente che non è riconosciuta sufficiente, e per sopperire al bisogno di un maggior numero di ammalati.
d'ordine
il Commissario di guerra
Luccini»
(Archivio Comunale di Isernia, busta 120, fascicolo 1957)

Spese a carico della municipalità: no anticipo, no provvigione, astenersi perditempo. Il pagamento, a rendicontazione. Tempi? La Pubblica amministrazione è sempre stata la Pubblica amministrazione: a distanza di due anni ancora stavano a fare le pulci sul quantum, e non si era visto un soldo:

«Torino addi 13 giugno 1863
Intendenza generale dell'Esercito
Officio di Liquidazione
Al Signor Sindaco del Comune di Isernia (Molise)

Prima di addivenire alla liquidazione definitiva delle contabilitàper cura e trattamento di Militari infermi ricoverati nell'Ospedale civile di cotesta città dal 23 ottobre a tutto dicembre 1860, e nei mesi di marzo, aprile e luglio 1861, occorre a questa Intendenza generale di far conoscere alla S.V.con la qui annessa nota di osservazioni quei rilievi che si sono fattiin seguito alla disamina dei conti suddetti (...) Quanto alla retribuzione giornaliera essa si è dovuta ridurre al prezzo stabilito dalla convenzione del 21 ottobre 1861, cioé £. 1,20 per caduna giornata, essendo che in detta è compreso il vitto, medicinali e tutt'altro, né si può avere per diritto altro compenso. La spesa di sepoltura non può eccedere le £. 3, prezzo stabilito dalle norme di liquidazione, per cui si è dovuta pure ridurre quella domandata in £. 4,25 (...)».
(Archivio Comunale di Isernia, busta 120, fascicolo 1957)

lunedì 13 settembre 2010

Erbe ortolizie e salami porcini - Isernia, 1816

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(tratto da Vincenzo Corrado, Celestino, Delle particolari produzioni delle Province del Regno di Napoli, Seconda edizione migliorata, ed accresciuta, da un discorso in difesa dell'Agricoltura, e Pastorizia, Napoli, Nella stamperia del GIORNALE DELLE DUE SICILIE, 1816).

venerdì 3 settembre 2010

I morti nostri a Fenestrelle: Leonardo Valente, di anni 23; Francesco Conte, di anni 24.

Nella fortezza di Fenestrelle, Torino, Piemonte, vennero ospitati gli irriducibili soldati duosiciliani, i cocciuti del mancato giuramento al nuovo. Chissà perché, più che borghesi d'accademia militare me li figuro come contadini magri e ossuti, strappati alle zolle e al padrone; chissà perché più che dettato da consapevole adesione alla causa dei Borboni, il loro rifiuto ai Savoia me lo immagino dovuto all'incomprensione per una proposta veicolata in francese, o altro straniero idioma. Da quello che leggo in rete, sarebbero almeno ventimila quelli che nel decennio 1860/69 avrebbero goduto della fredda ospitalità piemontese. Non si hanno notizie certe; non si conoscono numeri e nomi per quanti finirono, da cadaveri, nella calce viva. Dissolti. Dimenticati.
In questo articolo, però, c'è qualcuno tratto all'oblio da un decesso passato per l'infermeria, dove un pignolo cappellano registrò date, nomi, provenienze. Anime da assicurare all'Altissimo. Guardo ai primi nomi, morti nel novembre 1860: Leonardo Valente, di anni 23, di Carpinosa (non esiste comune italiano con questo nome; che sia invece Carpinone, dove Valente è un cognome diffuso quanto Ferrero a Torino?); Francesco Conte, anni 24, di Isernia. Per loro, dopo l'oblio, sia assicurata memoria digitale su un sito che registra cinque contatti al giorno.