martedì 16 ottobre 2012

Berlinguer ti voglio bene



Quasi un anniversario: il 22 ottobre di trenta anni fa, Enrico Berlinguer visitò la biblioteca comunale Michele Romano e lasciò il suo autografo.
(Va detto che nel libro delle firme c'è anche un "Victor Hugo" e diversi "Luther Blissett", ma al contrario di questi, la firma di Berlinguer è autentica, come si vede qui).

giovedì 11 ottobre 2012

Auf Wiedersehen Claretta. Presentazione del volume




[Una introduzione che non introduce, ma devia, depista]

Partirei da quel sottotitolo - «Il diario dell’uomo che poteva salvare Mussolini» - che introduce ad una prospettiva allostorica (o ucronica, se si preferisce), del tipo «La svastica sul sole».
Poteva davvero essere salvato Mussolini? E, in questo caso, quale ne sarebbe stata la sorte? Consegnato agli alleati per una Norimberga italiana? Recuperato in funzione antisovietica? Fatto evaporare in Argentina dopo una detenzione più o meno lunga?
Se non fossero intervenuti i partigiani a liquidare sbrigativamente la questione, che ne sarebbe stato di Mussolini? Obiettivo non dichiarato, ma facilmente intuibile, della colonna italiana era la Svizzera, non certo il Reich, dove un agonizzante Hitler era già ristretto nel suo bunker. In territorio elvetico potevano essere presi accordi con diplomatici angloamericani per una resa magari condizionata, attraverso l'intermediazione delle autorità consolari spagnole. 
Già, la Spagna del più lungimirante Franco, rimasto fuori dai giochi. Non è un caso se, quando fu arrestata al posto di blocco di Dongo, Claretta Petacci era in possesso di un passaporto spagnolo intestato a Carmen Sans Balsells. Claretta viaggiava con suo fratello Marcello che esibì un falso passaporto diplomatico spagnolo e si dichiarò estraneo al convoglio in cui, incappottato da sergente della Wehermacht, viaggiava Mussolini.
Poteva davvero essere salvato? Poteva evitarsi la macelleria messicana di Piazzale Loreto? Come nota Sergio Luzzatto  (Il corpo del Duce,1998) il cadavere di Mussolini incarna tutto l'orrore della guerra civile e se si vuole assumere come mito fondativo della nuova Italia repubblicana prelude, come cattivo presagio, a tutto il marcio che verrà.
E tuttavia, da un punto di vista antropologico, appare comprensibilissimo l’odio feroce per il tiranno finalmente abbattuto che si manifesta col dileggio del corpo, i calci sferrati alla mascella che stregava l’altra piazza, quella sotto Palazzo Venezia.  Guardando alla Storia, è facile imbattersi nel corpo del dittatore ucciso pubblicamente dileggiato, esposto oscenamente. Mussolini, Ceaucescu, Saddam Hussein, Gheddafi. Esecuzioni sommarie, prima o dopo il passaggio per un processo farsa.
Si parlava di prospettiva ucronica. Accenno a «Occidente», il romanzo di Mario Farneti in cui Mussolini rimane – come Franco – neutrale durante la II Guerra Mondiale, lì vinta dagli Alleati nel 1944. Nel romanzo – tacciato per questo di collateralismo neofascista – nel 1945 scoppia una Terza Guerra Mondiale tra Occidente e Unione Sovietica. Come si legge in epitome su wikipedia: «L'Italia, ormai alla pari con le altre grandi potenze, grazie alla neutralità è l'unica potenza occidentale non indebolita dalla guerra e guida gli stati europei contro l'URSS. Gli Italiani distruggono le armate sovietiche, marciano su Mosca e catturano il dittatore russo, mentre costui tenta la fuga presso un villaggio in Armenia (cosa che può ricordare la fine di Mussolini). L'Italia Fascista diventa una superpotenza mondiale che estende il suo dominio dall'Eritrea ai monti Urali, confinando i sovietici in uno stato ad Est.»
In «Occidente», Mussolini muore quasi novantenne, nel 1972, dopo aver resistito al colpo di stato ordito contro il regime fascista dal re Carlo Alberto II (similmente a ciò che accadde il 25 luglio 1943). La monarchia è finalmente abbattuta e in Italia viene proclamata la Repubblica.