Due young architects e il loro viaggio posdiploma fine anni '70 attraverso Italia, Dalmazia, Grecia e Spagna: paesi, si sa, che hanno una razza, una faccia, cotta al sole del Mediterraneo. I due sono gli House, Steven e Cathi. Venti anni dopo, diventeranno famosi, con studio affermato a San Francisco e interessi in Messico, ma all'epoca, americani quali sono, alla storia patria dell'architettura tutta d' acciaio e vetrocemento, antepongono una comprensibile fascinazione per gli abitati nostri, millenari, cristallizzati in un loro immutabile bozzolo di pietra. Fanno scatti in bianconero e schizzi a penna su taccuini che più tardi andranno a comporre Mediterranean villages, an architectural journey, volume di grosso formato edito in Australia nel 2004 da The Images Publishing Group.
Per l'Italia vengono ritratti undici paesi in tutto; di questi, tre insistono nel raggio di dieci chilometri. Spontaneo chiedersi dove si realizzi questa fortunata concentrazione di perle, nel paese che vanta il più alto numero mondiale di monumenti tutelati dall'Unesco. Si penserà d'istinto alle Cinque Terre, all'Umbria, alla Costiera amalfitana.
Fuori strada: i tre paesi contermini sono Carpinone, Pesche e Miranda. A scorrere l'indice del volume, viene quasi un brivido weird: in quale altro elenco, dopo Assisi e Siena trovereste i misconosciuti borghi molisani? In quale altro testo leggereste «We have had the pleasure of several long, lingering trips trough Italy, a living museum of art, history and architecture. Exploring the refined details of Siena, the rugged simplicity of Pesche (...)»?
A far passare l'entusiasmo, la considerazione che le foto sono di fine anni '70, e raccolgono testimonianze iconografiche di una civiltà fatta di fiat 127 e trerruote; assenza di intonaci merdicolori, alluminio, parabole e - va di moda dirlo - eolico selvaggio. Diverso effetto farebbero le foto, se fatte ora. E forse non ci sarebbero più tre paesi su undici nell'indice di Mediterranean villages.
Un'anteprima del volume è disponibile su Google Books.
In carta e ossa, invece, è qui in biblioteca.
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