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L’antico manoscritto qui integralmente scansionato è conservato nell’Archivio familiare d’Apollonio,
ospitato presso la biblioteca. In esso un calligrafo ha vergato la «Copia di un libro antiquissimo intitolato
alla maestà delo sig. Re Ferrante Primo de Aragona |Delle cose accadute in
Italia. Incominciando dalli anni di dopo Sei cento e cinque insino all’annoo
Mille cento e due | Quale libro stato trovato dall’ill.mo signore duca d’Andria».
Altra, più grossolana mano, ha aggiunto: «In
questo quintano si contiene la seg. antica Cronaca. Un Registro di n[otar]
Dionigi di Sarno | Un altro di n[otar] Rugiero Pappasogna |Nobili del Sedile di
Montagna».
Il manoscritto è opera
eterogenea: la prima parte – quella che comincia per «In questo anno 605 morse S. Gregorio Papa» e finisce (al verso del
foglio 7; pag. 15 della scansione) con la notizia «in questo anno 1102 nel mese di 9mbre morse Stefano abbate di Matera […]»
ha per autore – come scritto dalla
stessa mano dell’ignoto copista – la cronaca di Lupo Protospata, come provato
dal canonico teatino – ma napoletano di adozione – Antonio Caracciolo
(1565-1642), che ne pubblicò un’edizione a stampa nel 1626 (intitolata Antiqui chronologi quatuor Herempertus
Langobardus Lupus Protospata Anonymus Cassinensis Falco Beneuentanus cum
appendicibus historicis. Ab his variae exterarum gentium in Neapolitanum Regnum
irruptiones, praelia, ... veridico stylo describuntur. Nunc primùm è MM.SS.
codicibus aspiciunt lucem, opera, ac studio Antonii Caraccioli […]), per i
tipi dello stampatore napoletano Lazzaro Scoriggio.
Voce "Lupo Protospata" in Jean Baptist Ladvocat, Dizionario Storico Portatile, Volume 3, 1759 |
Lupo Protospata, era un dignitario
bizantino vissuto in Puglia nel XI secolo;
compose il Chronicon rerum in regno
Neapolitano gestarum, raccogliendo
quanto di importante – a suo giudizio – era accaduto nel Regno di Napoli tra
l’855 e il 1102.
Degli Annales Lupi Protospatharii , sempre nell’intervallo temporale
860-1102, esiste una volgarizzazione secentesca
di Colanello Pacca – cioè Niccolò Anello Pacca/Nicolaus Anellus Pacca Neapolitanus, medico, poeta, professore di
filosofia, nato a Napoli e vissuto nel XVI secolo – che integra la cronaca di
Lupo con i cd. Annales Barenses (che
coprono, appunto, l’intervallo temporale 605-1043). Gli Annales Barenses, di anonimo cronista, si trovano integralmente
versati nell’opera di Ludovico Antonio Muratori, Antiquitates Italiae medi aevi, vol. I (1738). Un’edizione critica
del testo degli «Annales Barenses» e degli «Annales Lupi Protospatharii» è
stata di recente curata da W. J. Churchill come tesi di dottorato per
l’Università di Toronto: tutto il suo lavoro (in lingua inglese) è disponibile in rete qui.
Come può trarsi dal confronto tra
il testo latino degli Annales (riportato in Muratori e – on line – da
Churchill) e il testo volgarizzato leggibile nel nostro manoscritto, le due
fonti – ovviamente per le parti presenti in entrambe, posto che il manoscritto
riduce e seleziona il testo latino – coincidono: «Anno DCV [605] Obitus sancti Gregorii Papae. Phocas regnavit annis
VIII.» e «In questo anno 605 morse S. Gregorio Papa et (sic) regnò anni otto»
(omette la notizia su Foca, imperatore bizantino); «Anno DCCLXXXII [782] Hoc anno
Carolus rex celebravit sanctum Pascha in Roma et baptizatus est Pipinus filius
ejus ab Adriano Papa.» e «In questo anno 782 Carlone celebrò la Santa Pasqua in
Roma e Pipino suo figliolo fu battezzato da papa Adriano». Ecc.
La parte che epitoma gli Annales suddetti occupa i primi sette
fogli del manoscritto (su un totale di 19).
Il foglio 8 si apre con la dichiarazione
che «il presente libro dedicato alla maestà del Re Ferrante Primo era nel
principio del volume delli giornali di Giuliano Passaro». Giuliano Passaro (o
Passero) è il cronista autore dei Giornali, opera cronistica che copre gli anni 1189-1531 (un’edizione a stampa è Giuliano Passero, Cittadino Napoletano, o
sia prima pubblicazione in istampa che delle storie in forma di giornali, le
quali sotto nome di questo autore finora erano andate manoscritte […], per
i tipi di Vincenzo Orfino, Napoli 1785). Segue asserendo che «di questi et
altri manoscritti se ne fa mentione nel principio delli giornali di Gregorio
Rosso, stampati in Napoli l’anno 1635». (vd. Historia delle cose di Napoli, sotto l'imperio di Carlo Quinto.
Cominciando dall'anno 1526. per insino all'anno 1537. Scritta per modo di giornali
da Gregorio Rosso autor di quei medesimi tempi, Napoli presso Gio.
Domenico Montanaro, 1635)
Frontespizio dell'opera Giuliano Passero, cittadino napoletano, edizione del 1635 |
Si danno notizie sui vescovi
presenti nel Regno («in questo Riame sono
episcopi 133 nelli quali ci sono dieciotto Archiepiscopi et di più quattro
Archiepiscopi hanno perso lo titolo»). Segue poi, un cenno a «Li matrimonij fatti per li re di questo
Riame nelli tempi passati, et le dote hanno date sopra li maritagi».
Nel verso del foglio 8 (e fino al
verso del 9) c’è il «Notamento avuto da
una charta de Innocentio Landulfo con le sottoscritte memorie» (notizie
relative agli anni 1434-1553). Innocenzo Landolfo è altro cronista di storia
napoletana, autore dei Diarii (tra le fonti utilizzate da Gregorio Rosso).
Al foglio 10 comincia la Farza de Messer Iacovo Sannazaro
rappresentata avanti il Sig. Duca di Calabria in la festa fatta alli 4 di Marzo
1492 in la Sala dello Castiello de
Capuana per la vittoria delli SSri Re et Regina de Castiglia havuta del regno
di Granata alli 2 di Gennaro del medesimo anno (fino al recto del foglio
13).
A metà del recto del foglio 13,
dopo un’interruzione di pagina, viene data notizia della morte per impiccagione
di Cola Giovanni Monte e di suo nipote Giulio (1531); viene trascritto il «cartiello»
con cui furono accompagnati.
Al verso del foglio 13 viene data
la Notizia sull’incoronazione di Re Alfonso II d'Aragona. «Alla coronazione di re Alfonso d’Aragona venne qua in Napoli per la via
de Appruzzo don Goffredo de Borgia, figlio de Papa Alessandro sesto». Segue
notizia in ordine alle «Cavallerizze di Re Ferrante Primo d'Aragona»; ai
«Medici (e Auditori) di Re Ferrante Primo a tempo che morse».
Al verso del foglio 14 (con fine
al recto del 16) si trascrive il «Notamento di tutto quello si contiene in uno
Protocollo di Notar Dionisio di Sarno, Gentil' huomo del seggio di Montagna,
fatto in tempo di Re Ladislao et Papa
Martino V».
Notizia della Cronica di Ruggiero Pappainsogna in Giovanni Antonio Summonte, Dell' Historia della città, e regno di Napoli, 1675 |
Al verso del 16 comincia la
cronaca del notaio Ruggiero Pappainsogna («Archivio
di Notar Ruggiero Pappainsogna, nobile del seggio di Montagna»), con la
formula «In Nomine Domini (…)» e poi,
venendo al contenuto, «In pace atque Triumpho intravit Rex Ladislaus Neapolim»,
proseguendo fino alla fine del manoscritto, al verso del foglio 19.
Opera eterogenea, si diceva, che
trae dalla cronachistica del Regno di Sicilia e, poi, di Napoli. Un originale? Qui
è l’aspetto particolare del nostro manoscritto, che risulta, per larga parte, avere
eguale contenuto di altro codice, appartenuto al marchese Alessandro GregorioCapponi (1683-1746), e poi confluito – a morte del suo proprietario – nella
Biblioteca Vaticana. C’è una descrizione
del corpus dei cd. Codici Capponiani pubblicata nel 1897 da Giuseppe Salvo
Cozzo (“I Codici Capponiani della Biblioteca Vaticana”); sotto il n. 73 si descrive un manoscritto «del sec.
XVIII, m. 0,204 X 0,135, di car. 97 num., oltre
due carte bianche in principio e due in fine non num.» che ha – salvo per
i Diari di Silvestro Guarino d'Aversa e gli Annali di Matteo Spinello da
Giovenazzo, che riempiono le pagine successive al foglio 38 – medesimo contenuto del nostro manoscritto.
Descrizione del manoscritto 73 (inizio) nel volume «I Codici Capponiani della Biblioteca Vaticana» |
C’è un originale e una copia? Due
copie di un medesimo originale? Affascinante, in ogni caso, che nell’Archivio
di famiglia dei d’Apollonio si rinvenga un manoscritto che ha un gemello dizigote
nella Biblioteca Vaticana.
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